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POESIA VINCITRICE DI
"POESIE D'AMORE" 2004
Concorso di SAN VALENTINO
4^ Edizione

E mò - di Arleo
arleo@beatiisecondi.com

 

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VINCITORE | Premi | Quadro | Giuria 
Poesie 2004
| 2003 | 2002 | 2001 | foto di C.d'O.

Motivazioni
Mimmo M. | Aldo P. | Elio P. | Manuela G.| Teresa
Arleo (ringraziamenti e FOTO)

 

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Motivazioni
Mimmo M. | Aldo P. | Elio P. | Manuela G.| Teresa
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Motivazioni


Il commento e la motivazione del presidente
prof. Domenico "Mimmo" Mollica

 

 

E MO’

 

(Motivazione della…sentenza, M. Mollica)

 

Caro Arleo, riscrivo di seguito la tua poesia con la quale hai conquistato la giuria, me compreso (ovviamente) che la presiedo e che, pertanto, ho il gradito compito di elaborare la scheda motivante: le motivazioni.

 

Sappi che la tua poesia è stata votata da una giuria, che ha apprezzato (evidentemente) il tuo suonare a forza di sogni.

 

E mò

Vùlèrë cantè chjiangènnë
O sùnè pë forzë dë suonnë
Vulèrë dërrùpè mènë e corë
Stanotte ca vènë murènnë

O vulèrë sapè pë sempë add’sì

Ma chë dicinë tuttë stë pënzìèrë
Chë volë stù tièmbë
Rosaë verë ca më dicësë attièndë
Non n’zìèndë n’dà l’arjië stù stùppièllë dë mèlë

O jè vëlènë dë vièndë
O dëlòrë pë nièndë.


Non  la poesia come fatto estetico

 

Non il linguaggio (o la lingua) né la poesia come fatto puramente estetico ma come elemento privilegiato di comunicazione, identificazione, divertimento e svago; come strumento di elaborazione di sofferenza, d’amore, di storia, di valori, sentimenti e passioni.

La poesia non intesa come deposito di parole nazionali o di dialetti mettere in vetrina, da archiviare o mettere sotto chiave.

Anzi, la poesia come strumento di elaborazione di sentimenti, sempre più elemento consolidato della nostra cultura quotidiana (urbana). Per approvvigionarsi di umanità e liricità, con lo stesso carrello della spesa (nello stesso carrello), al supermercato. Assieme alla pasta, al detersivo, all’acqua minerale, alle speranze di un giorno sereno, di sole e…di te.

Anche per cantare i valori perduti e difendere i sentimenti, la natura, il paesaggio.

 Il paesaggio è cultura che si aggiunge alla natura – scriveva Gesualdo Bufalino. Fuori dalla cultura il paesaggio sbiadisce. Solo dopo che Armstrong ebbe toccato la superficie lunare, solo dopo quell’orma e lo sguardo che la scrisse nella memoria, il paesaggio della luna fu vivo”.

Del degrado dei sentimenti, dei valori, del linguaggio

La musica e la poesia hanno fatto del degrado dei sentimenti, dei valori, del linguaggio o del paesaggio naturale motivi ricorrenti, di salvezza.

La funzione del canto, della poesia è quella di sopportare meglio la fatica e le preoccupazioni, serve anche a consolidare il gruppo e a stimolare sentimenti di solidarietà nel suo interno, specie tra i più giovani, specie quando si è giovani e il disagio della crescita si fa forte e duro. Quando l’amore bussa alla porta e le difficoltà hanno bisogno di elaborazione e confronto.

Poiché il paesaggio non belvedere di albe e tramonti

Non fatto estetico, dunque. “Poiché il paesaggio – sostiene Bufalino – non è soltanto belvedere di albe e tramonti, ma anche esito di braccia e intelligenze. Sicché non si fa in tempo, talvolta, a bestemmiare uno scempio che già, nello slancio dell’arcata di un ponte o nella compagine di un muro di sassi, si è indotti ad ammirare il regalo di un’architettura radiosa.

Tanto da indurci a scordare per un momento, di fronte a una sola colonna di tempio, rimasta in piedi, la violenza dalla quale quelle mancanti furono abbattute e distrutte”.

E’ paesaggio anche questo – concluderebbe Bufalino. Ed io ripenso alla tua poesia

“Basta che scenda la notte e già la mia terra respira quieta, immemore delle magagne degli uomini”.

Ora sei poeta e puoi dire la verità

La tradizione orale aveva quasi sempre nel poeta contadino il suo protagonista. Quasi sempre si trattava di persone analfabete o incolte, ma argute e ricche di spirito polemico, capaci, ad esempio, di smascherare l’ingiustizia e di vendicare i torti subiti dal popolo.

Il poeta popolare era dunque un profondo conoscitore dell’animo umano e delle cose. Per essere considerati poeti, del resto, bisognava essere dotati di un marcato senso della propria indipendenza.

Per la cultura popolare il poeta era sacro a Gesù Cristo, che andando per il mondo capitò nella stamberga di un contadino, dal quale ricevette tutta l’ospitalità possibile.

Il povero diavolo, riconosciuto Gesù, gli espose i suoi guai: un nobile, con infiniti raggiri, gli aveva tolto ogni cosa, perfino la moglie. E trovatosi, così, nella condizione di chi è cornuto e bastonato chiedeva a Cristo le capacità e la forza per potere svergognare quell’infame davanti a tutti, senza dovere subire ritorsioni o altri danni.

 Cristo ripose: “Per fare questo bisogna essere poeti”.

E a quel punto gli soffiò l’unzione dicendo: “Va, ora sei poeta e puoi dire la verità in faccia a tutti, anche dinanzi agli stessi regnanti”.

 ARLEO E LA SUA LINGUA

 Francesco Alberoni fa un discorso sulle lingue delle società dominanti, sostenendo che da queste società gli altri popoli (e quindi le altre lingue) prendono continuamente parole, assimilandole, fino ad integrarle nel proprio linguaggio.Un discorso già sentito in varie epoche e più volte ripreso da vari autori, ma che si rivela quanto mai attuale.

“Oggi, che la cultura prevalente è anglosassone - dice Alberoni - noi assimiliamo parole inglesi o americane. Ma, in questa fase della globalizzazione, la potenza dominante è tale che alcuni popoli, perdono fiducia nella propria lingua”.

Secondo Alberoni, non ci sforziamo di creare e tanto meno di conservare. Lasciamo, cioè, “imbastardire la nostra lingua e le nostre tradizioni, e adottiamo passivamente la lingua dei dominatori”.

E così, “dopo le conquiste di Alessandro Magno, la lingua dominante divenne il greco, e chiunque volesse integrarsi nei processi dominanti doveva parlare greco. Così come il Cristianesimo scelse il latino come propria lingua, che divenne e rimase la lingua dei dotti”.

“È il latino che ha plasmato la visione del mondo di tutto l'Occidente”, dice Alberoni. Soltanto in seguito si sono affermate le lingue nazionali (l'italiano, il francese, il tedesco), con la loro splendida letteratura e, più recentemente, con il loro cinema”.

“Ma oggi  torna a prevalere una lingua sola, quella della potenza dominante che penetra a poco a poco in tutti i settori”.

La questione rimane aperta e molte cose si chiariranno con l’andare del tempo. La dominanza della lingua "globale", probabilmente sarà la tendenza del mercato ma non la soluzione. Nel senso che si tenderà a parlare un’unica lingua ma a capirsi in più lingue, in più idiomi, in più dialetti.

Un possibile esempio può venire dall’ascolto delle canzoni in dialetto siciliano di Franco Battiato e di cantautori come Pino Daniele, che cantando i propri testi in dialetto stretto, riescono ad avere successo e a farsi capire (o accettare) in tutto il mondo.

Questo potrebbe dipendere dal fatto che i loro precedenti successi abbiano reso accettabile tutta lo loro produzione, ma pure da altri fattori, compresa una maggiore diffusione del dialetto.Se così stessero le cose, con buona pace di Francesco Alberoni e nostra, sarebbe dimostrato che la globalizzazione non produrrà solo un processo di dominanza linguistica ma anche una familiarità con le tradizioni dei popoli del mondo (comprese quelle linguistiche), con cui ci confronteremo assiduamente, continuamente, acquisendo sempre più usanze, suoni e parole che ci avvicineranno, fornendoci strumenti (sia pure generici e frammentari) per capirci e comunicare.

            Diceva Marcello Marchesi: "In fondo è bella la vita di adesso / si vive più a lungo / e si muore più spesso"

            Ed aggiugeva: "Che bella età la mezza età. / L'altra mezza non si sà.

E in fondo è vero. Anche perchè è l'unica che abbiamo.

Perciò, Arleo, fatti sentire. Finchè siamo in tempo.

                                                                                                 Mimmo Mollica

 

 

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VINCITORE | Premi | Quadro | Giuria 
Poesie 2004
| 2003 | 2002 | 2001 | foto di C.d'O.

Motivazioni
Mimmo M. | Aldo P. | Elio P. | Manuela G.| Teresa
Arleo (ringraziamenti e FOTO)

 

Il commento di Aldo

Versi espressi con veemenza, per lintensità dei sentimenti espressi. Purtuttavia, si evince anche che non tutto è perduto perchè la vita continua e certamente, nel tempo, sarà prodiga di nuovi ed importanti sentimenti.
Aldo Parla

 


 

Il Commento di Elio

Non si può negare lo sforzo creativo fatto da tutti gli apprendisti poeti, tra cui anche l'autore di E mo'. Tale autore ha adoperato l'espressione più intrinseca dell'anima, quale può essere il dialetto, per concretizzare il suo pensiero. Personalmente ritengo tale composizione apprezzabile, ma non eccelsa, in quanto non basta la semplice ispirazione, ma é necessario anche un valore linguistico. Nonostante tutto, rispetto il giudizio dei miei colleghi giurati.
Elio Petrelli


Il Commento di Manuela

La scelta del dialetto è, per me, un elemento musicale importantissimo per questo conato di sentimenti, che è l'istantanea di uno stato d'animo, in tutta la sua confusione. E' poesia perché non descrive ma suggerisce, parla dell'amore senza mai nominarlo, evoca un susseguirsi di momenti tra sé e l'anima, come pochi tratti di matita su un bozzetto. Ho trovato il titolo immediato, efficace; bella e potente l'immagine di reazione dei primi versi, tenera l'arrendevolezza che ne segue e amara, come ogni cosa che finisce, la chiusa. 
Manuela
Germanà


 

Il Commento di Teresa

Oltre all'uso del dialetto, che dona alla poesia in questione una musicalità diversa,  " E 'mo" mi ha rapito per le sensazioni che mi ha trasmesso, motivazione semplice ma che ogni artista spera di ottenere con il proprio lavoro che sia esso musica, pittura o, come nel nostro caso poesia.
Teresa Gaglio

Il Commento e ringraziamenti dell'autore

Francesco ArleoScrivo per tentare un ritorno. Il ritorno in un luogo in cui la parola diventa uno strumento per suonare una certa musica. Non scrivo poesie. Scrivo biglietti. I biglietti hanno meno presunzione. I biglietti sono bambini che imparano a parlare e camminano reggendosi al bavero di un specchio.

“Bisogna avere fortuna, coraggio, volontà. Soprattutto coraggio...” scriveva Pavese. Bisogna avere il coraggio di camminare e scoprire che  la meta è sempre metà del viaggio.

Scrivo questa nota con la schiettezza di un debito. Quello di aver costretto la giuria a leggere in una lingua che appartiene a poche centinaia di anime dell’entroterra lucano. Ringrazio il professor Mimmo Molica perché parlando di poesia ha detto: canto, strumento, musica. Ho  gratitudine esclusiva per il suo invito alla verità e per lo sguardo su un Cristo “popolare” che salva l’uomo ungendolo di poesia. Ringrazio l’artista Aldo Parla per il suo afflato di vicinanza. Grazie al professore Elio Petrelli perchè mi offre la possibilità di ribadire quanto scriveva Musil: “la poesia consiste in un atteggiamento di riverenza verso ciò che non si sa”. Nella “parola” si è sempre “apprendisti”. Ringrazio la professoressa Emanuela Germanà per aver parlato di istantanea e per aver sottolineato che quei versi suggeriscono l’amore senza mai nominarlo.

I nostri paesi hanno parole dimenticate. Le parole guardano dai finestrini e invecchiano in certi occhi. Le parole poggiano sulle ginocchia quando non c’entrano con l’odio e restano in piedi  quando non trovano gambe giuste. Ho sempre creduto che le parole non dette torneranno un giorno su facce sconosciute. Credo ancora, che nel nostro tempo, un uomo di buona volontà deve risparmiare carta e inchiostro. Per scrivere bisogna solo cancellare.

Francesco Arleo

 

Le parole sono amanti

Oh... si, si cercano le parole, s’accostano l’un l’altra fluttuano, 
volteggiano da qualche parte, distanti, finisce che arrivano quasi a toccarsi,
a modo loro lo fanno, non sono precarie le parole
ma somigliano tanto a foglie in aria - impiegano una vita o poco o niente per cadere-
a volte vanno a poggiarsi vicino ad un colore diverso dal loro,
vicine due parole, tra loro ancora una breve distanza, uno spazio bianco mai colmato.
 
Si rincorrono ma non si toccano, oh... se lo facessero
non so cosa accadrebbe, perché per quanto ne so loro si amano cosi’,
in quel tratto di bianco che le divide, si baciano, fanno incastro di sensi li’.
 
Le parole sono amanti silenziose, ma io non lo sapevo.
Mi ha detto una donna, che con le parole:
si è truccata, vestita, innamorata, spogliata, che lì nello spazio bianco
le parole trovano verità. La loro verità oh si le parole si amano, 
ed è un bene che non si tocchino, potrebbero finire come due bolle di sapone colorate,
neppure questo sapevo, neppure questo.

© F. Arleo

 


 

Scheda artistica 
 
Francesco Arleo nato a Chiaromonte di Lucania (PZ) il 12 dicembre 1974

Ha realizzato 
- Jazz è un uomo solo scritto, diretto dall'autore e interpretato da Nina David, Paolo Girelli, musiche di Bruno Talone (Auditorium Le Volpi, Cisterna di Latina)
- Monologo per un attore ubriaco scritto, diretto e interpretato dall’autore (Verdemilonga, Roma) 
- Poesia da bruciare, scritto, diretto e interpretato dall’autore e da Enrico Pietrangeli (Teatro della Forma, Roma)
- Scappa, Scrijtinne - scritto, diretto e interpretato dall’autore (con il gruppo etnico "U Niglie", Piossasco, Torino, Teatro Arciliuto di Enzo Samaritani, Roma)
- Collabora con il Teatro L’Arciliuto di Roma diretto dal maestro Enzo Samaritani 
 
Ha conseguito
- I Premio Festival Nazionale Romapoesia 2003 
- I Premio Slam Poetry 2004 Lettere Caffè di Roma 
- I Premio nella IV, V e VI edizione del Premio Nazionale Poesia a Chiaromonte 
- I Premio Cultura nel 2000 al Teatro Euclide di Roma
- I Premio assoluto nel 2001, Concorso Nazionale di Poesia Luisa Racioppi-Alibrandi, organizzato dall'Unione Nazionale Scrittori 
- III Premio Anguillara Città d'Arte 2002, con Il fiammifero di Dio e I premio narrativa 2003 con La nebbia sui padri;
- Premio officina 2002 organizzato dalla Scuola HoldenLab (di Alessandro Baricco) di Torino
 

Ha pubblicato 
- Quando mi portarono Pavese (racconto) Quel libro nel cammino della mia vita, a cura della Biblioteca Centrale di Milano, con prefazione di Giuseppe Pontiggia 
- Nelle mani la sera, LibroIt, Ragusa 2000
- Scrijatinne 'Scappa, Schegge d'oro, Club degli autori, 2001 e 2 ristampe nel 2003 da Lietocolle, con la prefazione di Franco Loi – presentazione critica di Dante Maffìa.
- Le parole sono amanti (poesia) su Schegge d'oro Club, Milano2002
- Po turnanne' 'Poi tornando'' Schegge d'oro Club, Milano 2003
- Senza luna (narrativa), su Schegge d'oro Club, Milano 2003
 

Recensioni (tv, riviste, web)
Raitre -Cominciamo bene, di Corrado Tedeschi); Il Manifesto; La Gazzetta del Mezzogiorno L'Attualità; Il Foglio Letterario; Periferie; La Nuova Basilicata; www.club.it; www.poesiacreativa.it, www.poiein.it; www.gdmonline.it; www.lucanianet.it.. 


 

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La terza edizione di "Poesie d'amore" con il patrocinio di:

Azienda Autonoma di Soggiorno e Turismo
Capo 'Orlando

DUE SUPER PREMI PER IL VINCITORE

1° Premio (soggiorno):
Un soggiorno per due persone a Capo d'Orlando

Grazie all'Azienda Autonoma Soggiorna e Turismo di Capo d'Orlando, che patrocina l'iniziativa, per questa terza edizione di "Poesie d'Amore", concorso di San Valentino, al vincitore sarà regalato un premio eccezionale:
Un soggiorno per due persone a Capo d'Orlando presso il Nuovo Hotel Faro compreso di prima colazione. Da trascorrere  dal 20 al 26 ottobre 2003, in occasione della Festa del Patrono Maria SS. di Capo d'Orlando.

 

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Nuovo Hotel Faro
Accanto l'ingresso del Nuovo Hotel Faro di Lungomare Andrea Doria di Capo d'Orlando, dove il vincitore trascorrerà il soggiorno dal 20 al 26 ottobre 2003.
Sotto la spiaggia di fronte all'albergo.

Ingresso - HOTEL FARO di Capo d'Orlando

Spiaggia - HOTEL FARO di Capo d'Orlando

Aldo Parla
1° Premio (quadro):
Al primo classificato, un dipinto eseguito dal maestro Aldo Parla e raffigurante il gioco degli scacchi. Misura 30 x 40, con cornice.
Il maestro Aldo Parla presidente del nuovo circolo scacchistico "L'Arrocco" di Capo d'Orlando, che troverete all'indirizzo http://www.capodorlando.info/ 

Il quadro del maestro Aldo Parla "Gli Scacchi"

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