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Dichiarazione del Sindaco Enzo Sindoni - lunedì 19 maggio 2008 at 08:38
“La produzione di due documenti in possesso della pubblica amministrazione dal gennaio 2007, l'audizione nelle scorse ore di un funzionario dell'Agea, ed il conseguente interrogatorio di ieri, mi permettono dopo ventinove giorni di custodia cautelare, di tornare ad essere un uomo libero. Ho immediatamente ripreso le mie funzioni di Sindaco di Capo d'Orlando, per recuperare il tempo perduto dal momento nel quale sono stato strappato alla mia vita. Il mio primo pensiero è per Antonio Librizzi al quale dedico la fine di questa vicenda. Poi ringraziamenti che ho nel cuore: alla mia famiglia, agli avvocati Occhiuto, Americanelli e Randazzo, ai miei amici, a tutti coloro che con un gesto od un pensiero mi sono stati vicini ed a quei giornalisti che, dopo la gogna mediatica alla quale sono stato esposto, daranno spazio a questa notizia. Il Presidente della Repubblica ha di recente invitato ad evitare protagonismi nell'attività giudiziaria e spero di potere sottoporgli la documentazione di questa incredibile vicenda giudiziaria. Credo che leggere il comunicato stampa che ha accompagnato il mio spettacolare arresto, alla luce dell'invito del Capo dello Stato, porterebbe a modificarne il nome datogli da "operazione orange" ad "operazione red" perchè chi lo ha scritto, per quanto mi riguarda, dovrebbe arrossire. Dico questo senza rancore, sentimento che non mi appartiene, e senza paura di ritorsioni (ulteriori?), ma la mia dignità non ha prezzo. Per questo ritengo mio diritto evidenziare alcuni fatti, a partire dal "sequestro di centinaia di fatture" indicato nel comunicato stampa: il numero delle fatture a me sequestrato è ZERO. Che dire poi dei milioni di euro di contributi derivanti dai terreni oggetto di indagine: la quantità di euro percepiti dalla mia azienda in relazione a detti terreni, è ZERO, perchè ZERO è l'entità delle somme richieste. Quando a maggio dell'anno scorso mi venne chiesto dalla Guardia di Finanza di Siracusa, se due soggetti avessero mai percepito tramite l'associazione che presiedevo, somme o contributi, risposi e documentai che ciò non era mai accaduto. Per essere chiari: nessun acquisto, nessun pagamento, nessun contributo: NIENTE DI NIENTE! Nell'informativa che ne seguì però, l'inesistenza anche di un solo documento che potesse avvalorare l'ipotesi degli investigatori, invece di portare ad escludere il mio coinvolgimento, diventa fragile base per difendere una congettura che non stà in piedi. Nel documento trasmesso al magistrato si sommano falsità a strumentali posposizioni temporali di conversazioni e vengono omessi atti utili a dimostrare la mia estraneità ai fatti. Non stà a me dire perchè questo sia accaduto, ma sono certo che ciò ha determinato il mio arresto. Altrettanto drammatico, sebbene inevitabile, è che i tempi necessari a convocare un funzionario ed ad ottenere la documentazione che indagini più attente avrebbero potuto autonomamente rilevare, e che consente la mia scarcerazione, abbia richiesto alcune settimane. Avere rinunziato a ricorrere al Tribunale della libertà, è stato determinato dalla volontà di contribuire ad un auspicato rapido e completo accertamento di fatti ai quali sono totalmente estraneo. La revoca del mio arresto firmata dal GIP che l'aveva disposto, col parere favorevole del PM, che l'aveva richiesto, dimostra la fondatezza di tale scelta. Trovo comunque ingiusto che un uomo possa essere privato della libertà senza che ciò sia assolutamente necessario, considerato che gli elementi grazie ai quali mi è stata restituita la libertà, sarebbero stati disponibili da oltre un anno se solo qualcuno, prima di arrestarmi, li avesse richiesti”.

Enzo Sindoni


Capo d’Orlando 16 maggio 2008

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